“Com’è difficile staccarsi dai luoghi. Per quanta attenzione facciamo, ci trattengono.
E lasciamo pezzetti di noi stessi sui paletti delle staccionate, piccoli stracci
e brandelli della nostra vita.”
Katherine Mansfield
Mi sforzo da giorni, ma proprio non ricordo quante volte sono andata a passeggiare a Calcata. Sarà la mia passione per i vecchi borghi e quei vicoli che sanno di tufo e di storia, sarà per la sua vicinanza a Roma, che se ti metti in macchina con un’ora sei già lì, sarà che mi piace tornare nei posti in cui ho respirato serenità, ma io ogni tanto ci torno. Una cosa, però, la ricordo bene: ogni volta sono stata felice. I luoghi per me sono come le persone, non smettono mai di sorprenderti, di mostrarti qualcosa di nuovo, di meravigliarti e vale la pena andarci e tornarci.
Io a Calcata era da un po’ che ci volevo tornare, ma negli ultimi tempi il sole e i fine settimana sembravano aver litigato tra loro. Domenica scorsa, invece, mi sono svegliata e il sole splendeva alto nel cielo, messa la reflex in macchina ho ingranato la prima e via.
Grazie Calcata, mi hai regalato una splendida giornata lontana dal caos della capitale e dalla frenesia del Natale.
Un po’ di storia, ma poca
A Calcata, in provincia di Viterbo, i primi insediamenti risalgono alla metà del II millennio a.C., venne costruita dai Falisci, a cui seguirono gli Etruschi e poi i Romani. La struttura è quella del borgo medievale e le famiglie che si avvicendarono furono gli Anguillara, i Sinibaldi e infine i Massimo. Fu sotto questo casato che il feudo venne perso durante una partita a poker.
Agli inizi del ‘900 ci fu un forte terremoto a Messina e nel 1935 venne decretato che i borghi a rischio in caso di terremoti dovevano essere abbandonati e demoliti. Tra i tanti c’era anche Calcata. Fu solo verso il 1960 che vennero fatte perizie geologiche che le restituirono l’abitabilità, la possibilità di tornare a viverci e Calcata venne scelta come “rifugio” da un gruppo di artisti. Erano pittori, scultori, scrittori, attori, persone stanche delle dinamiche stringenti legate alla crescente urbanizzazione delle grandi città e che volevano ritrovare una dimensione di vita più umana.
Calcata è un borgo medievale che va vissuto con lentezza, con calma, prendendosi il tempo di parlare con le persone che ci vivono e che raccontano storie.
Calcata, andarci e tornarci
Ci sono luoghi in cui torno più e più volte e Calcata è tra questi. Se siete ancora lì a chiedervi il perché, provo a spiegarmi un po’ meglio. Mi piace tornare in luoghi che mi hanno colpita per scoprire scorci che mi erano sfuggiti, portarci le persone che non ci sono mai state e confermare che, anche in un mondo iper-veloce, si può ancora andare piano.
Parlando di Calcata vi dico che sorge su uno sperone di roccia tufacea nella valle del Treja, e già questo le dà particolare bellezza. È circondata dalla natura selvaggia e rigogliosa, che rende suggestivo l’affaccio da ogni punto del borgo. Da molti anni è abitata da una comunità di artisti, e questo le dona un’aura quasi magica. Infine, nel borgo si può entrare solo a piedi, passando sotto due porte che delimitano un vicolo in salita. Camminare, dover andare a piedi, venendo da un posto che mi obbliga all’uso quotidiano della macchina, per me è un valore inestimabile. A Calcata non trovo edifici di rilevanza storica o imponenti opere d’arte, qui trovo la sua storia che la rende speciale, forse unica. Per questo continuo a venirci di tanto in tanto.
Quando mi trovo in posti simili io mi perdo e mi ritrovo, mi fermo a osservare il lento incedere della vita, i sorrisi di chi guarda i forestieri come degli amici. Passeggio e ascolto, mi riconcilio con la dimensione umana del mondo.
Camminare per i vicoli di Calcata è come camminare a spasso nel tempo.
Dove mangiare a Calcata
Ristornate Il Graal
Dopo aver camminato su e giù per i vicoli, fatto qualche fotografia e preso tanto freddo, ma proprio tanto, la sola cosa giusta da fare è riscaldarsi, mangiando. La scelta è (impeccabilmente) ricaduta sul ristorante Il Graal.
Il Graal si trova nella struttura più antica di Calcata, costruita tra il 950 e l’anno 1000, ed è gestito da Mario ed Elisabetta (come potete leggere sul loro sito). Ho parlato solo con Mario, ma credo di poter garantire anche sulla gentilezza e la disponibilità di Elisabetta. Oltre i consigli sul cibo e sul vino, si è fermato a parlare con me anche della storia del borgo. Il pranzo è volato via tra chiacchiere, ricchi antipasti, pappardelle e buon vino rosso. A chiusura un amaro, eccellente e segreto. Ho cercato di indagare, invano. Non ha un nome e gli ingredienti sono top secret, e io che non bevo amari l’ho trovato buonissimo.
Se non ci siete mai stati vi consiglio di visitare questi borgo e, se siete appassionati di natura ed escursioni, sappiate che nel Parco Regionale della Valle del Treja ci sono molti percorsi per divertirvi.
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