In una società che ci chiede di correre sempre più veloci, dovremmo essere generosi e regalarci anche il più piccolo momento di contemplazione. Fermare il brusio dei pensieri, percepire il nostro respiro, il battito del cuore e, semplicemente, stare nel flusso del tempo, ammirando ciò che accade intorno a noi, dentro di noi.
È proprio ciò che ho fatto quest’anno in occasione dell’Earth Day.
Hanami con il Parco Regionale dell’Appia Antica e il CREA
Grazie all’iniziativa nata dalla collaborazione tra il Parco Regionale dell’Appia Antica e il CREA – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, sabato 22 aprile ho partecipato alla festa del ciliegio in fiore, nota come Hanami.
I ricercatori del CREA hanno guidato i tanti partecipanti alla scoperta di migliaia di varietà di piante. Hanno raccontato delle loro origini e delle storie incredibili grazie alle quali sono giunte fino a noi, per come le conosciamo oggi. Sono innumerevoli i viaggi, nel tempo e nello spazio, che “la natura” ha fatto per mano dell’uomo. Una passeggiata bella, istruttiva e – per i più fortunati di me – rilassante.
A pochi passi dall’inizio della camminata, infatti, un bell’attacco allergico si è impossessato di me. Sono riuscita a proseguire solo per merito del mio fedele compagno di avventure, il cortisone, e dalla mia caparbietà. Se per caso anche voi siete soggetti allergici, non seguite il mio esempio, mettetevi in sicurezza per tempo e non dopo esservi già immersi nella natura. Essendo determinata, e forse pure un po’ incosciente, tra uno starunuto, una lacrima e una risata sono arrivata fino ai ciliegi, passando per campi sconfinati in cui crescono oltre 10.000 piante antiche e moderne.
Arrivata ai ciliegi, ho camminato e fotografato e letto gli haik che svolazzavano leggeri appesi ai rami fioriti. Gli haiku sono brevi componimenti poetici di tre righe – che se non hai il dono della sintesi, lascia perdere subito – da leggere due volte, nella mente per accoglierli dentro di sé e a voce alta per connettersi con il mondo e la natura. Io l’ho trovata una cosa bellissima!
Vi consiglio vivamente di seguire i canali social del Parco e del CREA, così da non perdervi le splendide iniziative di questi due enti.
Hanami e l’arte della contemplazione
Scrivere di questa iniziativa mi ha dato lo spunto per parlare di qualcosa a cui tengo e che ho già racchiuso nelle prime tre righe.
Hanami è un termine giapponese, ed è composto da hana che vuol dire “fiori” e mi che significa “guardare”, “osservare”. È, quindi, l’arte di osservare gli alberi in fiore, in particolare i sakura, gli alberi di ciliegio. Come è facile dedurre, si tratta di una tradizione orientale che ricorre in primavera, quando la natura ci regala la fioritura di tantissime specie di piante. Il senso di questa usanza va ben oltre la bellezza fine a se stessa dei fiori di ciliegio; il significato profondo dell’Hanami sta nell’apprezzare l’importanza della rinascita, che segue il grigio dell’inverno, e la circolarità degli accadimenti.
I colori e i profumi, che tornano a riempire parchi e strade, ci ricordano che nessun periodo difficile e poco luminoso dura per sempre. Così come ci insegnano che dopo l’esplosione primaverile segue il caldo dell’estate e poi di nuovo l’autunno, tempo di riposo e preparazione a rinascere ancora. Tutto è impermanenza, un concetto buddhista il cui significato è che la vita, come la conosciamo, è in costante movimento e mutamento. Un perpetuo succedersi di nascita, vita e morte. Essere coscienti del continuo mutamento, e che ogni istante è lì ora e poi finisce per lasciare spazio al successivo, dovrebbe essere la luce guida che ci aiuta a non sprecare neanche un attimo.
L’arte di non fermarci mai
Nella nostra cultura non siamo abituati a fermarci e stare, chi lo fa viene visto come una persona che perde tempo. Il mantra dominante è correre, produrre, accumulare, per lo più cose di cui poi neanche ci serviamo. Dobbiamo essere veloci, fare più attività nello stesso lasso di tempo, ottimizzare ogni attimo e ogni spazio. Quando ci capita di fermarci, specie se non lo scegliamo, la prima reazione è di disorientamento.
I più, forse anche loro malgrado, si trovano a disagio in quello che apparentemente sembra essere “il fare nulla”. Io, dal mio canto, concordo con il sociologo e professore, Domenico De Masi. In merito all’ozio dice che “può trasformarsi in una risorsa preziosa, che ci permette di guardare le cose da una prospettiva diversa e di trovare così idee e intuizioni inaspettate.”
Di recente ho vissuto un lungo periodo in cui, per cause di forza maggiore, ho sospeso l’ordinario svolgersi della mia vita per dedicarmi a una situazione. In questi mesi, densi soprattutto di forti eventi emotivi, ho avuto del tempo “libero” che, però, non potevo riempire con le normali attività a cui ero abituata e così l’ho sfruttato per stare ferma e osservare. A essere onesta, un buon allenamento lo avevo già fatto con la pandemia, e forse devo pure ringraziare che ci sia stata.
Dovremmo approfittare dei momenti leggeri, quelli in cui i problemi sono più semplici, per allenarci alla sospensione. Imparare a mettere in pausa ciò che stiamo facendo e godere dell’attimo presente, così da non farci trovare impreparati se mai la vita ci imponesse uno stop forzato. Soprattutto, però, per scoprire e apprezzare quanta bellezza c’è ovunque, una bellezza che noi ci perdiamo correndo, senza sosta, appresso a obblighi e scadenze che molto spesso ci imponiamo da soli.
Fotografie
Per vedere altri scatti: Hanami: contemplare i ciliegi in fiore
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