“Il cinema deve essere spettacolo, è questo che il pubblico vuole.
E per me lo spettacolo più bello è quello del mito. Il cinema è mito.”
Sergio Leone
Lunedì 16 dicembre è stata inaugurata la mostra C’era una volta Sergio Leone. Ospitata nel complesso museale dall’Ara Pacis, ha aperto ufficialmente le porte al pubblico il 17 dicembre e sarà visitabile fino al 30 maggio 2020.
In questo anno, di cui ormai non restano che pochi giorni, ricorrono due anniversari importanti che riguardano il regista: i 30 anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 30 aprile 1989, e i 90 dalla sua nascita, il 3 gennaio 1929.
Sergio Leone era figlio d’arte. Il padre, Vincenzo Leone – noto al pubblico come Roberto Roberti –, era regista e attore ed è tutt’oggi considerato uno dei pionieri del cinema muto italiano, e la madre Edvige Valcarenghi, in arte Bice Waleran, era un’attrice romana.
C’era una volta Sergio Leone
La mostra, promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è arrivata in Italia dopo il successo riscosso alla Cinémathèque Française di Parigi l’anno passato. Quest’ultima è co-produttrice dell’allestimento insieme alla Fondazione Cineteca di Bologna.
La realizzazione è stata possibile grazie al contributo del MiBACT e alla collaborazione di numerose realtà italiane e francesi: Istituto Luce – Cinecittà, Ministère de la culture (Francia), CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée, SIAE, Rai Teche, Leone Film Group, Unidis Jolly Film. L’ideazione della mostra è di Equa di Camilla Morabito e il supporto organizzativo è stato fornito da Zètema Progetto Cultura. Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna, ha curato l’esposizione con il contributo di Rosaria Gioia e Antonio Bigini.
Lungo il percorso della mostra si attraversano le tappe principali che rappresentano l’evoluzione del mito di Sergio Leone, un racconto che parte dalle origini della sua carriera, e pure della sua vita, per giungere al culmine rappresentato dal film C’era una volta in America e andare oltre, fino all’ultimo progetto sull’assedio di Leningrado lasciato incompiuto per la prematura scomparsa.
Le sezioni in cui è suddivisa la mostra sono:
- Cittadino del cinema
- Le fonti dell’immaginario
- Laboratorio Leone
- C’era una volta in America
- Leningrado e oltre
- L’eredità Leone
L’evoluzione cinematografica
Sergio Leone e i suoi esordi
L’inizio della sua carriera lo vede come comparsa nel film di Vittorio De Sica, Ladri di biciclette. Poi passa al peplum, racconti di azioni eroiche ed epiche dei soldati e degli imperatori greci e romani. Quest’avventura, però, non durò molto; l’interesse del pubblico per quel genere di film, infatti, andava sempre più diminuendo.
In quel periodo, però, tra i lavori in cui ebbe parti di rilievo ci fu Ben-Hur di Wyler, girato nel 1959. Cito solo questo perché, oltre a essere riconosciuto ancora oggi come un colossal, mio papà in quel film fece la comparsa vestendo i panni di un arabo.
Spaghetti-western
Durante gli anni sessanta Sergio Leone intraprese il viaggio nel mondo del western, e si può ben dire che ne ridefinì i canoni e le regole. Nel 1964 girò Per un pugno di dollari, pellicola che lo portò alla ribalta, ma gli costò anche una causa intentata e vinta da Akira Kurosawa. La trama del film di Leone, infatti, era troppo simile a quella di La sfida del Samurai, lavoro del regista giapponese uscito solo qualche anno prima.
Per un pugno di dollari diventa il primo film di quella che gli appassionati del genere conoscono come trilogia del dollaro, completata da Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto, il cattivo (1966).
Con questi lavori finisce sotto i riflettori anche il fantastico Ennio Morricone, compositore che realizzò le musiche per tutti i film di Leone fino al 1984, l’ultimo fu C’era una volta in America.
Anni ’80
Una volta tornato in Italia, produsse due film di Carlo Verdone: Un sacco bello e Bianco, rosso e Verdone. Gli fece da guida, dandogli preziosi consigli in fatto di regia.
Non dimentichiamo, infatti, che i sette film scritti e diretti tra il 1969 e il 1984 lo hanno fatto passare alla storia e oggi sono un must da studiare per chiunque voglia imparare il linguaggio cinematografico. Inoltre i maggiori registi contemporanei come Scorsese, Spielberg, Tarantino e Lucas, solo per citarne alcuni, riconoscono il loro debito nei confronti del cinema di Sergio Leone.
L’inaugurazione
Come era ovvio, l’opening di lunedì ha registrato un’affluenza enorme e riuscire a vedere la mostra è stato tutt’altro che facile. Mi riservo infatti di tornarci.
Nonostante ciò, vedere gli abiti usati per i film, la “cassetta degli attrezzi del rumorista”, le fotografie scattate sui set o lo studio in cui Sergio Leone ha ideato i suoi capolavori, mi ha riportata indientro nel tempo. Procedendo di sala in sala mi sembrava di poter rivedere la me bambina, in cucina, intorno al tavolo di legno con la formica gialla e il televisore senza telecomando, a guardare con la mia famiglia quei film di pistoleri, immensi deserti e splendide musiche.
Io vi consiglio di metterla nella lista delle mostre da vedere, avete tempo fino alla fine di maggio.
Leave A Reply